Le storie e le leggende più affascinanti della nostra terra sono quelle sui Briganti. La Maremma è stata per un lungo periodo storico una terra di mezzo, Governata dal Granducato di Toscana e dallo Stato della Chiesa. Un territorio inospitale e difficilmente raggiungibile specialmente in estate quando la Malaria si faceva sentire. Le guardie Granducali e Pontefice non riuscivano a mantenere il controllo ed a garantire la sicurezza della popolazione che preferiva quindi affidarsi alla figura del Brigante. Il maremmano non riconobbe neanche l’autorità del nuovo regno d’Italia!
La figura del brigante era avvolta dal mistero, viveva nelle macchie che conosceva perfettamente, Tiburzi, senza dubbio è il Brigante più famoso e ci trascorse ben 26 anni di latitanza.
Tiburzi era un brigante dal cuore nobile e di grande cultura, amico del Principe Corsini, residente nel castello della Marsiliana, si recò se più volte a Parigi (sotto la copertura del Principe) dove amava andare all’Opera.
Non tutti i Briganti erano come lui, molti per esempio Stoppa di Talamone, Menichetti o Fioravanti erano di tutt’altra filosofia e più di una volta si scontrarono per stabilire una sorta di leadership.
Ovviamente Tiburzi trionfò sempre, fino a quando la sera del 24 Ottobre del 1896, fermatosi a cenare da manuntengoli al podere delle Forane di Capalbio fu ucciso dai Carabinieri Reali. Fioravanti fuggì dalla finestra, Tiburzi venne colpito a Morte.
L’unica foto del leggendario brigante è stata scattata dopo la sua morte, a sessanta anni.
Ci sono molte leggende sulla sua morte, si parla di suicidio (pur di non farsi catturare vivo) o ancora che fosse tardi, avvinazzato e indebolito dall’età, sparò per primo mancando l’obiettivo e fu individuato e colpito…
Tiburzi è sepolto nel cimitero di Capalbio.
Al tempo mezzo corpo era dentro il cimitero e mezzo fuori perché il governo ed il parroco non lo ritenevano degno di sepoltura ma tutto il popolo era contro tale decisione e da lì il compromesso.